DMZ AGGIORNA N. 145 DEL 04 AGOSTO 2025
Con l’avvio del secondo semestre 2025, è cambiata la disciplina dello split payment per un’importante fetta di operatori economici: dal 1° luglio 2025, infatti, le società quotate nell’indice FTSE MIB non applicano più il meccanismo della scissione dei pagamenti IVA, come previsto dalla normativa interna e in linea con l’autorizzazione UE valida fino al 30 giugno 2026.
Pertanto, i fornitori di dette società quotate, dovranno prestare molta attenzione a non commettere errori conseguenti all’eliminazione dello Split Payment.
Cosa cambia, cosa devono fare imprese e professionisti, e quali sono gli errori da evitare:
Come detto, dal 1° luglio 2025, le società quotate nell’indice FTSE MIB sono escluse dallo split payment. L’esclusione riguarda le operazioni fatturate a partire dal 1° luglio 2025, anche se riferite a prestazioni eseguite nel mese precedente. Per queste operazioni, dunque, si applica nuovamente il regime ordinario: il fornitore incassa anche l’IVA e la versa con la propria liquidazione periodica. I fornitori devono emettere fatture con IVA ordinaria e aggiornare i sistemi.
La liquidazione IVA torna in capo all’emittente. In caso di errori, serve una nuova fattura, senza split payment. Attenzione anche a distinguere lo split payment dal reverse charge.
Per adeguarsi, Le imprese che lavorano con società quotate devono fare tre cose essenzialmente:
- aggiornare i sistemi di fatturazione elettronica per escludere il rif. all’art. 17-ter DPR 633/72;
- emettere le fatture con addebito IVA ordinario;
- adeguare le tempistiche di emissione in base alla nuova modalità di effettuazione dell’operazione.
Cosa cambia nel concreto Ecco un esempio pratico. Se una prestazione di servizi viene effettuata per una società quotata con fatturazione mensile, la fattura del mese di giugno 2025, emessa entro il 5 luglio, non potrà più indicare lo split payment. Dovrà riportare l’IVA addebitata normalmente e sarà il fornitore a doverla versare in sede di liquidazione.
Cos'è lo split payment e come funziona
Lo split payment (letteralmente scissione dei pagamenti IVA) è un regime speciale in cui l’IVA indicata in fattura non viene incassata dal fornitore, ma è versata direttamente dal cliente all’Erario. Questo meccanismo è stato introdotto per contrastare l’evasione IVA nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e altri enti. Il fornitore emette regolarmente la fattura Iva compresa, ma riceve solo l’importo netto: sarà il committente, se soggetto obbligato, a versare l’imposta allo Stato.
Quali effetti sulla liquidazione IVA
La società committente (quotata) potrà comunque portare in detrazione l’IVA, ma non dovrà più eseguire alcun versamento diretto allo Stato. L’obbligo di liquidazione ricade nuovamente sul fornitore, che dovrà considerare l’IVA incassata nella propria liquidazione periodica.
Cosa fare in caso di errore
Se una società quotata riceve una fattura errata con indicazione dello split payment per operazioni dal 1° luglio in poi, dovrà fare due passaggi:
- richiedere una nota di credito al fornitore per annullare la fattura sbagliata;
- chiedere una nuova fattura corretta, senza riferimento allo split payment.
La società non può correggere la fattura per conto del fornitore né versare l’IVA in autonomia.
E il reverse charge? Quando si applica
Nonostante la novità, resta ferma l’applicazione del reverse charge nei casi previsti dalla normativa IVA. Questo regime, infatti, è distinto dallo split payment e riguarda specifiche tipologie di beni e servizi, per cui l’obbligo di versamento dell’IVA ricade comunque sul destinatario della fattura.
Lo Studio resta a completa disposizione