DMZ AGGIORNA N. 162 DEL 10 SETTEMBRE 2025

Il riscatto di laurea è uno strumento che permette di valorizzare ai fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi e che, di conseguenza, consente di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.

Tuttavia, ci sono dei casi in cui l’utilizzo di questo strumento potrebbe non essere conveniente.

Di seguito approfondiremo i vari fattori da tenere in considerazione per valutare la convenienza o meno della misura.

Cos’è il riscatto di laurea

Come premesso, il periodo durante il quale si consegue un titolo di laurea può essere utilizzato ai fini della pensione. Non si tratta di un meccanismo automatico ma è necessario richiederlo all’INPS o alla propria cassa di previdenza; in pratica per ogni anno di studio che si intende riscattare si dovrà pagare l’importo che l’Istituto comunica, in risposta all’apposita domanda.

Si ricorda che nel gennaio 2019 è stato introdotto il riscatto di laurea ad un costo agevolato, per i periodi da calcolare con il sistema contributivo ai fini pensionistici.

Le opportunità del riscatto della laurea

Quindi, il riscatto della laurea in alcuni casi permette di anticipare la pensione di oltre cinque anni, mentre in altre circostanze si possono guadagnare dai due ai tre anni. Tuttavia, ci sono anche casistiche in cui è probabile che lo strumento non cambi nulla o che rischi di far lasciare il lavoro più tardi.

Pensione anticipata contributiva

Per comprendere in quali casi sia conveniente utilizzare lo strumento del riscatto di laurea, è necessario richiamare la riforma Monti – Fornero che ha introdotto la possibilità di andare in pensione tre anni prima, cioè a 64 anni, rispetto al normale limite di vecchiaia di 67 anni; fermo restando che la pensione superi una determinata soglia che, ad oggi, è pari al triplo dell’importo dell’assegno sociale, che aumenterà a 3,2 volte nel 2030. Inoltre, la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto il “ponte tra la previdenza pubblica e complementare”, pertanto oltre ai contributi Inps vengono considerati anche i risparmi accumulati in un fondo pensione. La pensione anticipata contributiva è rivolta a coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1996 in poi. Per chi ha iniziato a lavorare a 24 anni c’è la possibilità di avere un anticipo sul pensionamento, mentre per chi è entrato nel mondo del lavoro a 27 anni gli effetti sono minimi, infine, per coloro che hanno iniziato a lavorare a 30 anni gli effetti sono pressoché inesistenti.

Riscatto di laurea: in quali casi è conveniente

Tenuto conto di quanto premesso, due dei fattori principali per valutare la convenienza del riscatto di laurea, sono l’età in cui ci si è laureati e il tempo impiegato prima di iniziare un’attività lavorativa. In pratica, per coloro che hanno iniziato a lavorare a 24 anni il riscatto della laurea potrebbe essere utile; mentre per coloro che sono entrati nel mondo del lavoro a 30 anni, molto probabilmente, lo strumento non servirà per anticipare il pensionamento. Inoltre, è da tenere in considerazione la possibilità che le soglie per poter beneficiare della pensione anticipata contributiva non vengano rispettate.

Proprio per questo, sul sito dell’Inps è disponibile un simulatore che permette di valutare se ricorrere al riscatto della laurea sia conveniente o meno, oltre alla possibilità di rivolgersi a patronati e sindacati.

Il paradosso del riscatto di laurea

Come anticipato, ci sono delle eventualità in cui il riscatto di laurea potrebbe essere controproducente: pagare per lavorare più tempo. Si tratta di una situazione che si verifica per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1996 e il motivo è il requisito di pensione anticipata contributiva che potrà essere utilizzato da coloro che avranno una pensione almeno pari a 3,2 volte l’assegno sociale a partire dal 2030. Ipotizziamo una persona che abbia diritto alla pensione anticipata contributiva e ha almeno un mese di studi nel 1995, utilizzando il riscatto di laurea rientrerebbe tra i lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del 1996, perdendo il requisito dei 64 anni di età; rischiando di andare in pensione due o tre anni più tardi.

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